Il teatro è introspezione: scavare nell’animo, lasciando all’immaginazione i
luoghi fisici in cui siamo immersi. Il cinema invece è esternazione.
Scontrarsi con il reale mondo circostante, amplificando all’esterno le proprie
emozioni. Quando una trama si snoda nei suoi palcoscenici naturali, liberando
inevitabilmente una potenza divulgatrice senza pari…
non ci si può limitare al solo concetto di teatro.
L’Uomo e il Luogo.
Quell’uomo o quella donna in un altro Luogo sarebbero diversi.
Quel luogo, senza quegli Uomini o quelle Donne… non sarebbe stato tale.
Considero allora la recitazione di uomini e donne, proprio nei luoghi dove
sono maturate le loro storie, come una forma più alta, più complessa per le
percezioni dell’animo umano… un Teatro Reale.
Rappresentare storie sulla più incredibile tra le civiltà antiche in una domus
romana in un thermopolium o nel calidarium di un gruppo termale non può
essere solo teatro.
E’ qualcosa in più. E’ una forma più alta, perché esalta il vero potere di quelle
pietre millenarie. Quelle infatti non sono pietre comuni… sono sentimenti fossili.
Quelle pietre le hanno messe uomini e donne, le hanno vissute uomini e donne…
che hanno scritto la Storia. Solo recitandogli accanto, quei sentimenti antichi
potranno finalmente riprendere calore ai nostri sensi.
La Storia non si può leggere come un elenco di nozioni. La Storia è un processo intrecciato di fatti e sentimenti.
Albertazzi nella “sua” Villa Adriana è forse oggi la massima espressione di Teatro Reale.
Quando il meraviglioso Crialese verso la fine di “Nuovomondo” fa guardare i suoi
protagonisti fuori dai finestroni di Ellis Island, e lì commentano i grattacieli lontani…
quello non è cinema… è teatro. Se fai vedere anche dei grattacieli finti è cinema… se lasci all’immaginario è teatro.
Cinema teatrale e teatro cinematografico.
Un giorno avevamo esagerato con le presenze ad Ostia Antica e arrivati nel grande
Foro mi girai a contare, divertito e sfinito, le persone che arrivavano… centotrentaquattro ne contai.
Il serpentone di persone toccava il grande Foro da un angolo all’altro. A quel punto il furor sacro prese il
sopravvento, salii su un ceppo e cominciai ad urlare i versi del più grande oratore della storia di fronte a
quegli occhi stupiti. Lo stavo facendo nello stesso posto dove duemila anni prima, proprio quel Marco Tullio Cicerone
aveva arringato e incantato decine di volte quel foro puntualmente stracolmo nei suoi comizi da più di diecimila persone…
Teatro reale quindi, perché non è più sola introspezione se i luoghi sono veri e non immaginari e Teatro Reale, maiuscolo,
perché credo sia una forma più alta di rappresentazione.
All’emozione umana s’intreccia quella, inscindibile ad essa, del Luogo.
Il sentimento dell’Uno è parte dell’Altro e insieme esplodono nella massima Arte della Finzione
ossia, la riproduzione della Storia, quella vera... nei sentimenti di Chi, Come e Dove, l’ha inesorabilmente vissuta.